Anteporre sempre nella vita… l’essere al parere, il dovere al piacere; … mirare alto nell’arte…
Il 10 gennaio 1915 nel Grande Salone della R. Scuola Normale si tenne la solenne cerimonia di intitolazione; il programma della festa era il seguente:
- Mendelssohn - Il mattino della domenica, coro a due voci (Corso Normale)
- Parole del Direttore Dott. Emilio Crepas
- Pachner - Amor patrio, Coro (Scuole di tirocinio)
- Distribuzione dei premi agli alunni
- Parole del Prof. Dott. Michele Catalano
- Parole del R. Provveditore agli studi Dott. Flaminio Pellegrini
- Schubert - Il canto del mattino, Coro (Corso Normale)
Il coro era diretto dal Maestro Ciselio Carotti, professore dell’istituto.
Alla cerimonia intervennero le più importanti autorità cittadine come il sindaco, il regio prefetto, il provveditore, il procuratore del re, il presidente del tribunale, il maggiore e i capitani dei Carabinieri e delle Guardie di Finanza; erano inoltre presenti i più significativi esponenti del mondo della scuola e della cultura ferrarese, come presidi di facoltà e di tutti gli istituti superiori e l’illustre bibliotecario prof. Agnelli. Quattro mesi dopo per il nostro paese sarebbe iniziato il periodo drammatico della prima guerra mondiale e “la grave ora che volge, grave per i destini della patria sacra” venne rammentata fin dalle prime parole pronunciate dal direttore, eppure il clima di festa ebbe il sopravvento, unito alla speranza che “la gioventù d’Italia sia operatrice di fatti che rifulgano ai lontani secoli avvenire” .
E i giovani studenti della scuola furono i veri protagonisti della festa, sia nel momento in cui ricevettero i premi per la “costanza di zelo”, che li ha resi meritevoli “della licenza d’onore o del massimo dei punti nell’arte di insegnare”, sia quando, per celebrare il poeta G. Carducci, oltre a ricordare la figura di “amoroso studioso” della cultura rinascimentale della città estense e di “nobile cantore delle sue epiche e storiche memorie” , furono rievocate le parole che egli rivolgeva ai suoi giovani studenti “anteporre sempre nella vita…l’essere al parere, il dovere al piacere; mirare alto nell’arte” e fu riproposto il suo testamento politico che assegnava alle nuove generazioni il compito di liberare Trento e Trieste, con una chiara adesione a posizioni interventiste.
Pure il discorso del provveditore fu rivolto direttamente ai giovani, in quanto preferì, attraverso ricordi e aneddoti, presentare non il Carducci poeta o critico, ma il Carducci maestro, nel suo quotidiano e faticoso rapporto con gli allievi, ma soprattutto nel “costante sacrificio personale a prò della scuola” 20 . Alla festa seguì, alla sera, presso il Modern Hotel, un banchetto offerto al provveditore da un buon numero di capi di istituto e di insegnanti.
In tal modo, la Regia Scuola Normale G. Carducci, “popolata da circa duecentocinquanta alunne ed alunni, destinata ad altri prossimi e maggiori incrementi, con il vanto di un titolo d’autentica nobiltà originaria” (l’essere stata consacrata tra le primissime scuole italiane al nome del grande poeta) , poté degnamente affacciarsi sulla città, divenendo un sicuro punto di riferimento per le future generazioni di maestri.
In tal modo, la Regia Scuola Normale G. Carducci, “popolata da circa duecento cinquanta alunne ed alunni, destinata ad altri prossimi e maggiori incrementi, con il vanto di un titolo d’autentica nobiltà originaria” (l’essere stata consacrata tra le primissime scuole italiane al nome del grande poeta), poté degnamente affacciarsi sulla città, divenendo un sicuro punto di riferimento per le future generazioni di maestri.