E’ più facile trovare un nome che una sede
Dal 1907 l’istituto Carducci ha un nome, ma, fin da allora, chi si iscriveva non poteva sapere con certezza in quale edificio avrebbe seguito il suo percorso didattico.
Quando venne istituito il primo corso di scuola normale, le lezioni si tennero neilocali della scuola tecnica maschile “Teodoro Bonati”, in via Savonarola, ma già nell’anno scolastico successivo il primo e secondo corso furono ospitati presso l’istituto elementare “Regina Margherita” ubicato nello storico Palazzo Pendaglia; la sistemazione era comunque inadeguata, tanto che il direttore della scuola il 31/1/1908 inviava una relazione al sindaco, in cui lamentava “seri pericoli per le giovani normaliste”, in quanto l’immobile “Regina Margherita” aveva ceduto locali alla società del gas.
Tuttavia bisogna attendere il 1912, anno della statalizzazione della scuola, per vedere iniziare i lavori di ristrutturazione dell’edificio: è infatti del 7 agosto 1912 la stipula del contratto fra l’impresa Zaccarini Alessandro e l’Ufficio Tecnico del Municipio di Ferrara per il “Lavoro di riduzione dei locali Ex Scuola Regina Margherita ed ex Quartiere dei Pompieri a R. Scuola Normale”. I lavori erano iniziati il 22 luglio e si protrassero fino al 18/11/1914, data del collaudo da parte dell’Ufficio del Genio Civile; non si trattò solo di risistemare gli impianti elettrici, idraulici e di riscaldamento e di provvedere alla verniciatura, ma si procedette, grazie ad una concessione governativa di un mutuo di £ 120.000, ad un completo rifacimento dello stabile. Il progetto, conservato nell’Archivio Comunale, teneva conto delle più nuove esigenze didattiche, oltre a prevedere aule per 2 corsi di scuola normale, 6 classi per il corso elementare ed i locali per il giardino d’infanzia, si poteva disporre di una palestra coperta e di una scoperta, di un salone per conferenze, di un’aula di disegno e di una di scienze, di una sala di lavoro e di una biblioteca.
Ma già tre anni dopo gli spazi erano nuovamente insufficienti, la scuola aveva continuato a crescere anche durante il periodo bellico, tanto che il 12 giugno 1917 il Comitato dei Padri di famiglia della Regia Scuola Normale approvava un ordine del giorno in cui denunciava “inconvenienti della ristrettezza del locale adibito allaScuola Normale a confronto della numerosa popolazione scolastica che la frequenta” e “fa voti affinché l’On. Amministrazione fin d’ora metta allo studio un progetto di ampliamento del locale della Scuola Normale”.
Pare comunque che, alla conclusione del conflitto, siano stati liberati gli spazi, in precedenza, utilizzati dalla scuola elementare e l’edificio di via de’ Romei abbia potuto essere completamente destinato all’istituto “G. Carducci”, riuscendo a soddisfarne, per quasi l’intero ventennio, le esigenze, anche se dal punto di vista della sicurezza permanevano alcuni problemi; il 22 dicembre 1928, infatti, la preside M. Menghini Maj inviava una lettera al provveditore agli studi, in cui rendeva noto che “giorni or sono la caduta di un quadro d’intonaco nell’atrio dell’istituto rivelò, e fortunatamente, all’Ufficio tecnico municipale, lo stato malsicuro di una vasta parte dell’edificio…”.
Sul finire degli anni Trenta, il quattrocentesco Palazzo Pendaglia cominciò ad essere stretto per la popolazione, in continua crescita, dell’istituto e la preside, nella relazione al provveditore del 5 maggio 1937, dichiarava che erano stati impiegati come aule il gabinetto di scienze, l’aula di musica e quella di disegno, con gravedanno per l’attività didattica e per l’anno successivo, crescendo le classi, necessariamente alcune avrebbero dovuto essere collocate altrove. La sistemazione fu trovata allora, come oggi - anno scolastico 2006/07 -, nella succursale di via Savonarola, dove però gli alunni non potevano usufruire né del gabinetto di fisica, né di quello di scienze naturali…..
Questi disagi erano, in ogni caso, assai modesti, in confronto a quelli che l’utenza avrebbe dovuto affrontare alla fine della seconda guerra mondiale.
A parte il periodo dello sfollamento nei primi mesi del 1945 e del conseguente trasferimento della sede, con uffici di segreteria e presidenza, a Formignana, dove, nonostante le enormi difficoltà, si continuavano a tenere le lezioni, tranne che nel gennaio 1945, quando il preside de Manincor chiese l’autorizzazione al provveditore a ”non tenere lezioni nei giorni e nelle ore in cui queste risultassero assolutamente non redditizie, causa la mancanza di carbone e la difficoltà di trovare delle stufe a legna…” 25 , gravissimi problemi si presentarono alla conclusione del conflitto.
Il 12 novembre 1945 il preside reggente, Claudio Varese, inviava una nota all’Ufficio Istruzione, in cui affermava che “unica fra le Scuole Medie della città la scuola Magistrale non ha ancora potuto funzionare in nessun modo neanche per un’ora di lezione…” .
Questa situazione così negativa era da imputare al fatto che fin dal marzo 1945 i locali del Regio Istituto Magistrale erano stati requisiti dalla Prefettura “della cosiddetta repubblica sociale e assegnati all’ente profughi e contemporaneamente alla casa di Cura Bernardi e nel mese di settembre alcune aule erano state adibite all’uso di caserma per piccolo contingente di Carabinieri” . Stando così le cose, gli iscritti, nell’anno scolastico 1945/46, svolsero lezioni della durata di 30 minuti, presso la Scuola elementare “G. Guarini”; anche l’anno successivo gli inconvenienti furono gravissimi, in quanto le lezioni si tenevano presso il “Guarini” e la scuola media di via Borgoleoni, in orario pomeridiano, con un’utenza prevalentemente femminile e proveniente per il 70% dal forese. Solo l’8 novembre 1950 l’istituto “Carducci” riprese possesso dei suoi antichi locali in via Romei, ma le vicissitudini degli spazi non erano certo terminate, come si vedrà in seguito.