Gli anni della scuola media unificata
L’emergenza è dettata da un incremento demografico registrato a livello nazionale, in conseguenza del boom economico, e da altre dinamiche che concorrono ad un aumento tumultuoso della popolazione studentesca in tutta Italia. Gli iscritti alla scuola media superiore, infatti, nel giro di una decina d’anni passano dai 593.796 dell’anno scolastico 1955-56 alla cifra di 1.258.758 del 1965-66; da notare il dato femminile, di primaria importanza per l’istruzione magistrale, il quale in riferimento allo stesso anno ammonta a quasi 500.000 unità.
Un andamento del tutto coerente si riscontra nei dati relativi alla scuola media inferiore, i cui iscritti passano, negli stessi anni, da poco più di 900.000 a quasi il doppio. Di certo, ad Influenzare il picco di iscrizioni a quest’ordine di scuole concorre la legge sulla scuola media unificata, varata nel 1962.
La popolazione scolastica anche al “Carducci” continua a premere: a novembre del 1966 si contano diciotto classi prime, undici seconde, otto terze e otto quarte; non accenna a diminuire il numero degli studenti per classe, che nelle prime oscilla traventisette e trentasei. A fine ottobre dello stesso anno spunta un’altra sede d’emergenza, individuata nel primo piano delle scuole medie “Teodoro Bonati” tra via
Pergolato e via Savonarola.
Per tamponare il problema degli spazi insufficienti e ridurre il pendolarismo da
alcune zone della provincia, vengono ipotizzate due sedi staccate, a Portomaggiore
e a Codigoro, ma rimangono sulla carta, anche perché la questione verrebbe risolta
stabilmente soltanto con la costruzione di un nuovo edificio. Ciò che si legge fra le
carte scolastiche del 1966 offre, inoltre, più di uno spunto di riflessione sulla tempistica della scuola italiana: “si ritiene imminente la riforma della scuola superiore”, affermazione riferita all’ipotesi di portare, come già ai tempi del ministro Gonella, il corso magistrale da quattro a cinque anni.
Una relazione dello stesso anno fornisce precise informazioni sulla composizione della popolazione scolastica del “Carducci” riferita alle aree geografiche provinciali ed extraprovinciali: 741 studenti provengono da Ferrara; 226 dalle frazioni e dai comuni più vicini alla città; il Portuense è presente con 83 studenti; il Copparese con 208; la zona di Codigoro con 43; il Centese con 63. Infine, 165 frequentanti provengono dalle province confinanti di Bologna, Rovigo, Ravenna e Mantova.
Mentre si discute, a voce e su carta, dell’opportunità di istituire nel ferrarese un secondo Istituto magistrale, quello che c’è ha i muri che scricchiolano. Palazzo Pendaglia si rivela pericolante, ma l’unica risposta risulta un braccio di ferro fra il preside Pollini e Mauro Zanotti (preside delle “Bonati”), con il provveditore Corrado Misley a fare da arbitro. La polemica investe anche la stampa locale: sul “Resto del Carlino” del 21 ottobre 1966 un articolo corredato da foto si intitola “Sarà smembrata la Media Bonati?”. Questo è ciò che sembrano temere i docenti e il preside Zanotti, vedendosi costretti a cedere aule alle nuove classi del “Carducci”.
Se una delle innumerevoli succursali si svuota, ciò avviene soltanto per riempirne un’altra, come nel 1968, quando le classi che dal 1966 si trovavano in via Pergolato vengono sistemate in via Borgoleoni al Palazzo del Gesù. In compenso, nel 1970 è attestata la presenza di due corsi completi in una sede staccata del “Carducci” a Cento.
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