Nuovi spazi e nuovi programmi
Gli anni 1973 e 1974 segnano due tappe fondamentali nella storia dell’Istituto, sia per il “Carducci” in particolare, sia per la storia della scuola superiore italiana in generale. Nel 1973, infatti, l’eco delle pluridecennali doléances sulla questione degli spazi sembra acquietarsi grazie all’inaugurazione della nuova sede dell’Istituto magistrale cittadino, il 1 ottobre di quell’anno.
Il nuovo edificio di via Canapa, tra la linea ferroviaria per Venezia e la zona sportiva della città, va a completare un piano di edilizia scolastica che ha visto concentrarsi alcune scuole superiori cittadine ai margini dell’Addizione Erculea (l’”Ariosto” in via Arianuova, il “Monti” in via Azzo Novello, il “Roiti” in corso Ercole I d’Este).
Non che la nuova sede non comporti problemi: le aule dell’edificio non sono enormi (7,36 x 6,18 x 3 metri); inoltre, la posizione (soprattutto in relazione alla città di allora) decentrata rispetto alle scuole vicine determina l’esigenza di un servizio di trasporto pubblico, ma mancano sulla via Canapa pensiline adeguate, ed essendo l’arteria più snodo di traffico pesante che strada urbana, si avverte l’esigenza di un vigile a regolare l’entrata e l’uscita degli studenti. Fra i pregi riconosciuti alla nuova sede, invece, si segnalano una pregevole collocazione nel verde e la buona offerta di spazi accessori, come l’auditorium.
Nel 1974 vengono pubblicati i Decreti Delegati, l’episodio legislativo di maggior rilievo dei primi tre decenni di Repubblica italiana riguardante la scuola secondaria superiore. Anch’essi, tuttavia, a detta degli studiosi, finiscono per celare, sotto una veste ambiziosa e lungimirante, un compromesso fra una tensione utopistica e la conservazione dello status quo.
In generale, i primi anni Ottanta segnano un buon livello di frequenza delle scuole secondarie superiori: nell’anno scolastico 1980-81 gli studenti supe riori italiani sono poco meno di due milioni e mezzo, di cui 206.000 negli istituti magistrali. Il dato spicca se raffrontato alle cifre disponibili per l’anno 1951, nel quale contando tutti gli studenti superiori italiani non si raggiunge la cifra di mezzo milione, mentre vent’anni più tardi, fra scuole ed Istituti magistrali, gli studenti frequentanti sono oltre 260.0008.
I dati relativi all’anno scolastico 1981-82 riportano la presenza al “Carducci” di 677 studenti, distribuiti fra otto classi prime, sei seconde, sei terze e sette quarte. A metà degli anni Ottanta, la pubblicazione dei nuovi programmi ministeriali modifica ulteriormente il panorama dell’istruzione primaria: scompare la tradizionale e quasi monumentale figura del maestro unico; i maestri diventano tre, differenziati per aree disciplinari. Oltre a queste novità, che incidono sostanzialmente sulla figura professionale che costituisce il naturale sbocco degli studi magistrali, gli anni Ottanta segnano considerevolmente la scuola italiana, specialmente quella superiore, grazie alle sperimentazioni.
L’istruzione liceale viene investita dalle novità, benché secondo ritmi non rapidissimi, in virtù soprattutto della sperimentazione “Brocca”. Il progetto, che prende il nome dal sottosegretario alla Pubblica Istruzione che coordina la commissione ministeriale autrice del progetto stesso, è probabilmente la sperimentazione che, a cavallo fra gli anni ‘80 e ‘90, ha sollevato le maggiori aspettative e le maggiori opposizioni.
L’anno di istituzione della commissione è il 1988 ed essa nasce dall’esigenza di mettere mano ai programmi dei primi due anni di scuola superiore. Risalgono a quegli anni, infatti, i primi discorsi di una certa concretezza attorno alla possibilità di prolungare l’obbligo scolastico da quattordici a sedici anni. La revisione si concretizza l’anno successivo, con l’individuazione di un’area comune per il biennio della scuola secondaria superiore. Due anni più tardi, i lavori della commissione finiscono per investire anche i programmi del triennio, nei quali doveva apparire in maniera più evidente la caratterizzazione specifica del corso di studi.
Nel 1994 la commissione, che aveva lavorato in realtà all’obiettivo assai più ambizioso di rinnovare sia l’ordinamento, sia i curricoli della secondaria superiore, conclude, nel “fragore delle polemiche”10, i suoi lavori. Indipendentemente dai toni del dibattito politico e pedagogico stimolato dall’esperienza, le sperimentazioni si diffondono nella scuola superiore in gran numero e in ogni regione italiana, dando alla secondaria un’impronta che ancora permane.
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