Verso una nuova figura di maestro

A fronte dei problemi che si manifestano a livello locale, è molto vivo in Italia, tra la fine degli anni Quaranta e gli anni Cinquanta, il dibattito sulla scuola, specialmente sul tema del rapporto fra la scuola di base e la formazione dei maestri. Il primo a proporre una riforma organica è Guido Gonella, ministro fra il 1946 e il 1951, ma le esigenze da lui espresse, fra cui quella di un eventuale prolungamento di un anno dell’Istituto magistrale, rimarranno per decenni lettera morta.

Spicca, nel complesso e lungo dibattito, la posizione della corrente cattolica, rappresentata fra gli altri da Luigi Romanini. E’ lui che per primo ipotizza un cambio di denominazione, da “Istituto” a “Liceo” magistrale, con il prolungamento di un anno del corso di studi. Il principale difetto dell’Istituto magistrale viene individuato da altri rappresentanti del mondo cattolico nella mescolanza fra le discipline di cultura generale e la preparazione specifica volta alla professione docente.

Anche il “Carducci”, nel periodo post-bellico, può fregiarsi della presenza, fra i propri insegnanti, di una personalità di spicco come quella di Vittorio Telmon, uno dei più attenti osservatori del panorama educativo italiano, specie nel campo della filosofia e delle scienze umane.

Il dibattito politico e culturale sulla formazione dei maestri viene ulteriormente alimentato dalla pubblicazione, nel 1955, dei nuovi programmi della scuola elementare. Fra tante idee, si rilevano alcune interessanti posizioni d’avanguardia, come quella di Aldo Capitini, il quale non soltanto sostiene l’idea di un Liceo magistrale articolato in cinque anni, ma – a differenza della proposta di riforma Gonella – giunge ad ipotizzare l’istituzione di un biennio universitario.

La strada sembra spianata, come attesta la comparsa, nel gennaio del 1959, del Disegno di Legge n. 377 sul riordinamento del Liceo classico, del Liceo scientifico e dell’Istituto magistrale; la storia della politica scolastica italiana dimostra, invece, come anche in quel caso si sia trattato dell’ennesima occasione mancata, e lo stesso può dirsi di tutto ciò che segue alla relazione sullo stato e sullo sviluppo della pubblica istruzione promossa cinque anni più tardi dal ministro Luigi Gui, personalità politica a cui, nel frattempo, si deve l’istituzione della scuola media unica e obbligatoria fino a quattordici anni.

Le proposte del ministro Gui in tema di istruzione superiore tendono ad una progressiva liberalizzazione dell’accesso dei diplomati alle diverse facoltà universitarie (ad esempio, la maturità scientifica vede allargati i propri sbocchi ad eccezione degli studi universitari classici e filosofici); di fatto, per giungere ad una completa liberalizzazione dei diplomi, in relazione al proseguimento degli studi, occorrerà aspettare il 1969, anno in cui verranno anche apportate alcune modifiche all’esame  di maturità. 

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